sabato 29 ottobre 2011

“DISTRUGGETE WOODCOCK”




Giacomo Salerno:
Un’associazione segreta composta da alti magistrati, poliziotti e da un ex agente dei Servizi “bloccava e diffamava” il pm che indaga sulle malefatte dei potenti. Una cricca voluta dall’alto?
L’ accusa è gravissima: a Potenza c’era un’associazione segreta che bloccava le indagini contro i potenti condotte da Henry John Woodcock e da altri magistrati. I promotori dell’associ...azione segreta ricoprivano incarichi di vertice nella procura generale.
I promotori dell’associazione segreta ricoprivano incarichi di vertice nella procura generale e oltre a sollecitare l’azione disciplinare nei confronti dei colleghi scomodi cercavano di annientarli con dossier diffamatori realizzati e inseriti nel circuito giudiziario e mediatico grazie alla collaborazione di alcuni carabinieri e di un ex appartenente ai servizi segreti.
L’hanno chiamata “Toghe lucane bis” perché in larga parte riguarda gli stessi indagati e gli stessi episodi al centro dell’inchiesta del 2006 di Luigi de Magistris ma in realtà le indagini (e le intercettazioni) sono proseguite fino alle ultime settimane e riguardano anche fatti molto recenti.

È stato un altro pm di Catanzaro, il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, a rivitalizzare quella vecchia inchiesta impolverata insieme alla collega Simona Rossi. L’indagine è ormai conclusa e la Procura di Catanzaro ha notificato nelle scorse settimane quattro avvisi a comparire per l’ex procuratore generale di Potenza, Vincenzo Tufano (ora in pensione), i sostituti procuratori generali Gaetano Bonomi e Modestino Roca e l'ex sostituto procuratore della Repubblica Claudia De Luca (ora in servizio in un'altra sede giudiziaria).
Oltre ai quattro magistrati interrogati, nell'inchiesta sono coinvolti anche l’ex agente del Sisde (il vecchio nome del servizio segreto civile), Nicola Cervone, tre ufficiali di polizia giudiziaria, un imprenditore e un autista della Procura generale di Potenza.
Agli indagati vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, violazione della legge sulle società segrete, corruzione in atti giudiziari e abuso d'ufficio.

Dopo essere stata scippata a De Magistris, l’inchiesta Toghe lucane era stata sepolta da un’archiviazione tombale per tutti i trenta indagati nel marzo scorso. Ora si riparte da capo.
Già nel 2006 i procuratori Bonomi e Tufano erano in testa alla lista dei partecipanti all’associazione a delinquere poi archiviata. Già allora a Tufano (che stavolta però non è indagato per l’associazione) si contestava la domanda di assunzione del figlio all’azienda ospedaliera San Carlo che a Potenza conta quanto la Fiat per la sua capacità di assumere e affidare appalti e consulenze. Alla guida del San Carlo c’era allora Michele Cannizzaro (marito dell’allora pm di Potenza Felicia Genovese) già iscritto alla massoneria e già nella prima inchiesta del 2006 indagato e archiviato, come la moglie. Il figlio di Tufano poi non fu assunto anche perché il concorso si tenne anni dopo.
In compenso la figlia del suo vice, Gateano Bonomi, ha ottenuto una consulenza per molte decine di migliaia di euro.
Se insomma l’indagine di De Magistris aveva puntato sul “comitato di affari” che univa politica, giustizia e impresa, la nuova inchiesta si focalizza sui soldi e sulle utilità che i protagonisti avrebbero ricevuto per fermare le indagini, come il viaggio che sarebbe stato pagato a Bonomi (sempre secondo l’accusa) da un imprenditore. Al di là dei singoli episodi, sulla cui rilevanza penale deve esprimersi ancora un giudice, al centro dell’indagine c’è l’esercizio distorto del potere disciplinare nei confronti dei magistrati.
Nelle intercettazioni, secondo quanto risulta al Fatto , si parla anche delle modalità con le quali era stato “fa t t o fuor i” Luigi De Magistris e non manca un interessamento di un politico sull’allora ministro Mastella in favore di un magistrato di Potenza. Il tema è quello delle ispezioni e dei procedimenti contro i magistrati scomodi, un tema che resta di stretta attualità.

Nei prossimi giorni arriverà a Napoli, su richiesta del ministro Nitto Palma, Gianfranco Mantelli, numero due degli ispettori del ministero di Grazia e Giustizia, per accertare se Woodcock e i suoi colleghi Francesco Curcio e Vincenzo Piscitelli, abbiano commesso qualche irregolarità nel trattare il caso Lavitola-Tarantini. Mantelli non è indagato a Catanzaro ma negli atti dell’inchiesta Toghe lucane emergono telefonate che non faranno dormire sonni tranquilli ai pm napoletani.

Per esempio il sei settembre del 2006 la Polizia intercetta una telefonata tra Gaetano Bonomi e Vincenzo Barbieri, un magistrato allora in servizio al ministero. Dopo essersi informato sull’andamento di alcuni procedimenti disciplinari aperti sui colleghi di Potenza a lui poco graditi, Bonomi dice a Barbieri: “so che Mantelli è stato riconfermato e la cosa non ci dispiace è nu guaglione serio!”. Ora il guaglione serio dovrà fare le pulci al lavoro del nemico numero uno di Bonomi. L’indagine Toghe lucane bis parte nel 2009 quando un poliziotto di Cerignola spedisce da un ufficio postale pugliese un esposto anonimo e diffamatorio contro Henry John Woodcock e Federica Sciarelli.

Secondo l’esposto il magistrato passerebbe notizie alla conduttrice e a Michele Santoro. Tutto falso. Purtroppo per i suoi mandanti però le telecamere riprendono il volto del poliziotto che viene rintracciato.

Da lui si risale all’ex agente dei servizi segreti Nicola Cervone che aveva lavorato negli anni precedenti a Potenza. Grazie alle intercettazioni si arriva al procuratore Bonomi e alla presunta associazione segreta. Per un anno e mezzo la Procura di Catanzaro ha indagato nel silenzio.

Agli atti ci sono migliaia di intercettazioni telefoniche e ambientali di magistrati e anche di qualche politico.
Toghe lucane due è solo agli inizi.

Marco Lillo