mercoledì 23 novembre 2011

lunedì 21 novembre 2011

Degrado e Cantieri fantasma....


RAFFICA DI ESPOSTI CONTRO IL DEGRADO
Cantiere fantasma e incassi d'oro- Comitato e municipalità si rivolgono a Comune e Curia Il comitato: «Verificare l'andamento dei lavori»


NAPOLI - Quatto maxiposter pubblicitari che cambiano in continuazione. Quelli più grandi guardano via Marina e via Colombo e fanno incassare alla ditta che gestisce gli spazi 40 e 50 mila euro al mese. Per le altre due facciate della chiesa di Portosalvo, un po' più piccole, gli introiti sono di 25 e 15 mila euro al mese. Cifre messe nero su bianco sull'accordo con cui la Impredcost assicurava il Comune di Napoli, la Curia e la Soprintendenza, che avrebbe garantito il restauro dell'antica chiesa dei marinai in cambio degli spazi pubblicitari.

Il cantiere è stato aperto nell'ottobre del 2010, e da allora, almeno all'esterno, il restauro quasi non si vede. Tanto che il «Comitato Civico di Santa Maria di Portosalvo», promotore della riapertura e delle varie fasi di restyling del gioiello abbandonato al degrado, ha deciso di vederci chiaro. Sui tubolari del cantiere campeggiano anche gli striscioni del Forum delle Cult
ure del 2013; non sarebbe certo un buon biglietto da visita per il Comune ritrovarsi con un'opera mai finita e «spremuta» da altri per tre anni. Una vicenda che fu già denunciata nel dicembre del 2010.




In quell'occasione l'amministratore unico della Grandi Progetti (nuovo nome della Impredcost) spiegò in una lettera di replica a un articolo del Corrmez, che «i lavori sono arrivati al 40%» e che «per quanto riguarda la striscia che pubblicizza il Forum delle Culture preciso che si tratta di un omaggio al Comune».
Ora, dopo undici mesi, la situazione non è cambiata di molto. L'unica differenza è che la Grandi Progetti ha incassato un milione e centomila euro di pubblicità. «A questo punto - annuncia Antonio Pariante, presidente del Comitato Portosalvo - abbiamo sollecitato in più occasioni l'intervento della, Curia, della Sovrintendenza, del Comune e della Municipalità.




E' il caso che si facciano ispezioni nel cantiere fantasma». Anche il consigliere Pino de Stasio e il presidente della II Municipalità, Francesco Chirico, presenteranno una richiesta urgente di controllo al sindaco de Magistris. L'accordo scade nel luglio 2012.
Come andrà a finire? Speriamo bene per la chiesa. Sappiamo però come è andata a finire in altre due occasioni. A Bologna, nell'ottobre del 2010, si è tirato un sospiro di sollievo quando l'appalto per il restauro del Nettuno venne revocato alla Impredcost dopo tre anni di polemiche. A Ischia, quando nel gennaio 2010, i cartelloni pubblicitari della Impredcost, furono tolti dal Cristo Redentore del porto, i cittadini non ne ammirarono il restauro ma ne constatarono il degrado. Il sindaco Giosi Ferrandino revocò l'appalto e avviò le vie legali per chiedere il risarcimento danni alla ditta. «L'unica funzione delle impalcature montate - spiegò il primo cittadino - è stata quella di montare i cartelloni pubblicitari. Il restauro promesso non è mai iniziato».

Vincenzo Esposito
18 novembre 2011
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porto salvo da salvare....

La chiesa di Santa Maria di Portosalvo (detta anche fuori le mura)è situata in via Alcide De Gasperi, all'inizio di via Marina, nella zona del porto.
La struttura è chiusa da svariati anni: dopo un lungo periodo di incuria, il monumento attualmente risulta in fase di restauro.

http://www.ilportaledelsud.org/smariadiportosalvo.htm
Intorno alla metà del XVI secolo, un marinaio, Bernardino Belladonna, ebbe una grazia per essere scampato ad un nubifragio e sentì il bisogno di sdebitarsi fondando, insieme ad altri marinai ed armatori, una congrega con annessa cappella. . La zona scelta era una sporgenza di terra bagnata su tre lati dal mare .
Pochi mesi dopo la fondazione della congrega laica, vennero iniziati i lavori della chiesa, che durarono fino al 1564 .
In seguito si realizzarono imponenti opere di decoro rinascimentali che complessivamente vennero a costare 150 ducati: si costruì il coro con scala a chiocciola; si realizzo' una cornice in legno, indorata da Iacopo Aniello, affresco' la volta della chiesa, si dipingse una Madonna.Fu poi dipinta una tela di Sant'Antonio e due angeli e ancora ci furono notevoli donazioni da Girolamo Imparato. Alla fine del XVI secolo vennero realizzati alcuni interventi strutturali al coro e alla copertura dell'edificio.
Tra il 1602 e il 1630 i confratelli decisero di rimodernare la chiesa con tele di artisti sconosciuti ed a buon mercato. Nel 1624 vi fu una riparazione alla palizzata a mare che proteggeva la chiesa dalle onde marine. Tre anni dopo vennero commissionate una tela per la sacrestia, lastre di marmo per quattro fosse e "riggiole" per il pavimento. Tra il 1633 e il 1634 venne realizzato il cassettonato ligneo infine fu posto nel vano centrale del cassettonato una tela dipinta da Battistello Caracciolo. tra il 1638 e il 1647 furono commissionati, ad altre maestranze locali, gli arredi in ebano a Vincenzo Cannavale, la ridecorazione delle cappelle , una tela di San Nicola a Iacopo di Castro ed infine la balaustra dell'altare maggiore ad opera di Dionisio Lazzari.
Dal 1650 al 1700 si susseguirono ulteriori abbellimenti come indorature, suppellettili di argento e imbiancature di volte. Nel 1678 fu realizzato un apparato d'arredo di suppellettili in argento e coralli eseguito da Giovan Domenico Vinaccia. Poco dopo si provvide a rinforzare la palizzata con la direzione dell'ingegnere Lorenzo Ruggiano, mentre, su indicazione di Giovan Domenico Vinaccia, fu intonacata e indorata la cupola con affreschi di Nicola Russo.
Nel 1749 fu terminata la palazzina ; questa era adibita a sagrestia e abitazioni dei confratelli. Le decorazioni furono eseguite dal piperniere Gennaro Pagano, dallo stuccatore Nicola Scodes, dal falegname Antonio de Curtis e dal pittore Giuseppe Baldi. Tra il 1767 e il 1769 furono compiuti vari lavori di restauro di tele e affreschi ad opera di Evangelista Schiano, mentre il cupolino fu imbiacato da Scodes sotto la direzione dall'ingegnere Francesco Giordano.
Tra il 1769 e il 1772 vi lavorò Giuseppe Astarita, che trasformo radicalmente la chiesa nella sua disposizione; inoltre furono eseguiti interventi di decorazione dallo Scodes e dal marmoraro Antonio di Lucca. Nel 1775 fu realizzata dal di Lucca, su disegno dell'ingegnere Felice Bottigliero, la cona marmorea che sovrasta l'altare maggiore. I lavori terminarono intorno al 1778 per mancanza di fondi. Quindi di Lucca ultimò alcune opere marmoree e furono realizzate le cornici di piperno all'esterno dell'edificio; al contempo Angelo Viva eseguì sculture e gli obelischi in piperno all'esterno della chiesa, dei quali oggi ne resta solo uno.
Nel corso del XIX secolo la chiesa venne inglobata, come la si vede attualmente, in una colmata percorsa da una strada urbana. Durante la seconda guerra mondiale l'edificio fu danneggiato e successivamente risparmiato dalla speculazione edilizia di via Marina. Attualmente la chiesa è chiusa e versa in grave stato di abbandono e degrado, tanto che sono stati eseguiti furti di suppellettili. L'edificio, nel marzo 2009, è stato candidato per il World Monument Watch 2010; un evento che farebbe rientrare la chiesa tra i monumenti mondiali.

Scorcio della cupola Esterno
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La chiesa attualmente è isolata dalla cortina di edifici che un tempo occupavano via Marina. Dopo la Seconda guerra mondiale vennero demoliti i palazzi resi fatiscenti dai bombardamenti e dall'esplosione della Caterina Costa nel porto e il piccolo edificio di culto trovò nella risistemazione postbellica una posizione di spartitraffico tra via Alcide De Gasperi e via Cristoforo Colombo.
L'esterno della chiesa è caratterizzata dalla semplice facciata in stucco in stile rococò che preannuncia un certo classicismo nelle forme compositive, fu eseguita da Nicola Scodes su progetto di Giuseppe Astarita. La facciata, a due ordini, attualmente si trova ad un livello inferiore rispetto a quello stradale, è costituita da un portale in piperno bugnato rinascimentale sovrastato dall'arco della lunetta; ai lati della lunetta ci sono due piccole finestre poligonali decorate da fastigi in stucco.
Ai lati ci sono lesene e colonne composite che poggiano su alti piedistalli che sorreggono una trabeazione, al cui centro c'è un fastigio in stucco che raccorda il primo ordine della facciata con quello terminale, sul quale si alza l'ultimo ordine della facciata caratterizzato dalla presenza di due paraste che inquadrano la composizione del settore centrale che culmina con l'orologio sostenuto da una coppia di volute in stucco affiancate da due semplici aperture poligonali.
A sinistra, in un luogo più arretrato della facciata della chiesa e della palazzina della congregazione, si erge il piccolo campanile a quattro ordini che poggia sul basamento a scarpata. L'ultimo ordine è caratterizzato dalla composizione in piperno e stucco ed è concluso dalla cuspide in maioliche bicrome. A sinistra del campanile invece si trova la palazzina della congregazione che venne realizzata nel 1749 dal Cuomo, le quali facciate sono impreziosite da decorazioni in stucco.
Nei giardini esterno alla chiesa vi sono un obelisco fatto edificare dai sostenitori borbonici per la commemorazione della vittoria realista sulla Repubblica Partenopea del 1799, l'arcata di un antico fondaco di epoca aragonese e la Fontana della Maruzza, risalente al Cinquecento.



L'interno è composto da un'unica navata con cupola e due cappelle per lato; il presbiterio è delimitato da una bella balaustra di marmi commessi, con madreperla e pietre dure realizzata su progetto di Dionisio Lazzari nel 1647 e con riquadri intarsiati che raffigurano i Miracoli della Madonna.

Opera di importante fattura è il soffitto a cassettoni in legno dorato (1634), il cui centro è caratterizzato da una tela di Battistello Caracciolo che illustra la Gloria della Vergine.

Tra le altre opere presenti nella chiesa occorre ricordare una tavola della metà del XVI secolo raffigurante Santa Maria di Portosalvo che orna l'altare maggiore, le statue di San Pietro e San Paolo di Angelo Viva del 1806 e gli affreschi di Nicola Russo del 1689 sulla Natività e Morte della Vergine.

sabato 29 ottobre 2011

“DISTRUGGETE WOODCOCK”




Giacomo Salerno:
Un’associazione segreta composta da alti magistrati, poliziotti e da un ex agente dei Servizi “bloccava e diffamava” il pm che indaga sulle malefatte dei potenti. Una cricca voluta dall’alto?
L’ accusa è gravissima: a Potenza c’era un’associazione segreta che bloccava le indagini contro i potenti condotte da Henry John Woodcock e da altri magistrati. I promotori dell’associ...azione segreta ricoprivano incarichi di vertice nella procura generale.
I promotori dell’associazione segreta ricoprivano incarichi di vertice nella procura generale e oltre a sollecitare l’azione disciplinare nei confronti dei colleghi scomodi cercavano di annientarli con dossier diffamatori realizzati e inseriti nel circuito giudiziario e mediatico grazie alla collaborazione di alcuni carabinieri e di un ex appartenente ai servizi segreti.
L’hanno chiamata “Toghe lucane bis” perché in larga parte riguarda gli stessi indagati e gli stessi episodi al centro dell’inchiesta del 2006 di Luigi de Magistris ma in realtà le indagini (e le intercettazioni) sono proseguite fino alle ultime settimane e riguardano anche fatti molto recenti.

È stato un altro pm di Catanzaro, il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, a rivitalizzare quella vecchia inchiesta impolverata insieme alla collega Simona Rossi. L’indagine è ormai conclusa e la Procura di Catanzaro ha notificato nelle scorse settimane quattro avvisi a comparire per l’ex procuratore generale di Potenza, Vincenzo Tufano (ora in pensione), i sostituti procuratori generali Gaetano Bonomi e Modestino Roca e l'ex sostituto procuratore della Repubblica Claudia De Luca (ora in servizio in un'altra sede giudiziaria).
Oltre ai quattro magistrati interrogati, nell'inchiesta sono coinvolti anche l’ex agente del Sisde (il vecchio nome del servizio segreto civile), Nicola Cervone, tre ufficiali di polizia giudiziaria, un imprenditore e un autista della Procura generale di Potenza.
Agli indagati vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, violazione della legge sulle società segrete, corruzione in atti giudiziari e abuso d'ufficio.

Dopo essere stata scippata a De Magistris, l’inchiesta Toghe lucane era stata sepolta da un’archiviazione tombale per tutti i trenta indagati nel marzo scorso. Ora si riparte da capo.
Già nel 2006 i procuratori Bonomi e Tufano erano in testa alla lista dei partecipanti all’associazione a delinquere poi archiviata. Già allora a Tufano (che stavolta però non è indagato per l’associazione) si contestava la domanda di assunzione del figlio all’azienda ospedaliera San Carlo che a Potenza conta quanto la Fiat per la sua capacità di assumere e affidare appalti e consulenze. Alla guida del San Carlo c’era allora Michele Cannizzaro (marito dell’allora pm di Potenza Felicia Genovese) già iscritto alla massoneria e già nella prima inchiesta del 2006 indagato e archiviato, come la moglie. Il figlio di Tufano poi non fu assunto anche perché il concorso si tenne anni dopo.
In compenso la figlia del suo vice, Gateano Bonomi, ha ottenuto una consulenza per molte decine di migliaia di euro.
Se insomma l’indagine di De Magistris aveva puntato sul “comitato di affari” che univa politica, giustizia e impresa, la nuova inchiesta si focalizza sui soldi e sulle utilità che i protagonisti avrebbero ricevuto per fermare le indagini, come il viaggio che sarebbe stato pagato a Bonomi (sempre secondo l’accusa) da un imprenditore. Al di là dei singoli episodi, sulla cui rilevanza penale deve esprimersi ancora un giudice, al centro dell’indagine c’è l’esercizio distorto del potere disciplinare nei confronti dei magistrati.
Nelle intercettazioni, secondo quanto risulta al Fatto , si parla anche delle modalità con le quali era stato “fa t t o fuor i” Luigi De Magistris e non manca un interessamento di un politico sull’allora ministro Mastella in favore di un magistrato di Potenza. Il tema è quello delle ispezioni e dei procedimenti contro i magistrati scomodi, un tema che resta di stretta attualità.

Nei prossimi giorni arriverà a Napoli, su richiesta del ministro Nitto Palma, Gianfranco Mantelli, numero due degli ispettori del ministero di Grazia e Giustizia, per accertare se Woodcock e i suoi colleghi Francesco Curcio e Vincenzo Piscitelli, abbiano commesso qualche irregolarità nel trattare il caso Lavitola-Tarantini. Mantelli non è indagato a Catanzaro ma negli atti dell’inchiesta Toghe lucane emergono telefonate che non faranno dormire sonni tranquilli ai pm napoletani.

Per esempio il sei settembre del 2006 la Polizia intercetta una telefonata tra Gaetano Bonomi e Vincenzo Barbieri, un magistrato allora in servizio al ministero. Dopo essersi informato sull’andamento di alcuni procedimenti disciplinari aperti sui colleghi di Potenza a lui poco graditi, Bonomi dice a Barbieri: “so che Mantelli è stato riconfermato e la cosa non ci dispiace è nu guaglione serio!”. Ora il guaglione serio dovrà fare le pulci al lavoro del nemico numero uno di Bonomi. L’indagine Toghe lucane bis parte nel 2009 quando un poliziotto di Cerignola spedisce da un ufficio postale pugliese un esposto anonimo e diffamatorio contro Henry John Woodcock e Federica Sciarelli.

Secondo l’esposto il magistrato passerebbe notizie alla conduttrice e a Michele Santoro. Tutto falso. Purtroppo per i suoi mandanti però le telecamere riprendono il volto del poliziotto che viene rintracciato.

Da lui si risale all’ex agente dei servizi segreti Nicola Cervone che aveva lavorato negli anni precedenti a Potenza. Grazie alle intercettazioni si arriva al procuratore Bonomi e alla presunta associazione segreta. Per un anno e mezzo la Procura di Catanzaro ha indagato nel silenzio.

Agli atti ci sono migliaia di intercettazioni telefoniche e ambientali di magistrati e anche di qualche politico.
Toghe lucane due è solo agli inizi.

Marco Lillo

venerdì 28 ottobre 2011

Ferdinando Imposimato.....

DA ASCOLTARE..............